Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA
& ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 14 novembre 2020.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
La Cina è fuori dalla pandemia
perché ha adottato criteri di prevenzione medica. Cosa si fa in Italia? Lo Jiansu
Suning, squadra della famiglia Zhang proprietaria
anche dell’Inter in Italia, giovedì 12 novembre è diventato campione di Cina
battendo per 2-1 nella finale di ritorno la squadra di calcio rivale, con un
pubblico festante che ha suscitato la sorpresa, l’invidia e perfino l’idiozia
di una condanna da parte di alcuni giornalisti disinformati: in quelle regioni
sono a contagi zero da molto tempo! In Cina, con le chiusure, l’isolamento dei
contagiati, i test sierologici a tappeto, i tamponi di screening all’intera
popolazione di ogni territorio, la chiusura mirata e controllata di confini e
frontiere, sono giunti ad eliminare del tutto il virus in molte città, e solo dopo
hanno riaperto. Non hanno riaperto tutto come in Europa nel bel mezzo della
pandemia[1].
Siamo stati facili profeti la scorsa estate su
quanto sarebbe accaduto questo autunno senza l’attuazione di misure di
prevenzione efficace. Quando siamo giunti a zero contagiati, ricoverati e morti
per coronavirus in molte regioni italiane, noi abbiamo auspicato il
mantenimento di tutte le precauzioni e un aumento dei controlli, per giungere
in tutta Italia a contagi zero prima della seconda ondata, prevedibilmente
favorita dalle condizioni climatico-immunitarie autunnali. Invece, c’è stata la
follia estiva del comportarsi come se SARS-CoV-2 fosse scomparso.
Troppi hanno finto di non capire che il drastico
calo dell’estate, fino alla totale scomparsa di persone sintomatiche in alcune
regioni, si è avuto per effetto delle misure che hanno impedito a coloro che eliminavano
il virus con la parola e gli atti del respiro di andare in giro a rilasciarlo
nell’aria e a trasmetterlo alle persone incontrate. Era ovvio che, lasciando
aperte le frontiere ai flussi turistici in entrata e in uscita con paesi e zone
ad alta endemia, si sarebbe avuto uno straordinario rifornimento anche con
nuovi ceppi di SARS-CoV-2, trasformando regioni quasi indenni in zone a rischio
altissimo, con una mortalità che grava sulle coscienze dei responsabili
politici e amministrativi.
L’andamento esponenziale, ovvio per le modalità
di trasmissione e la libertà di aggregazione sociale, si è reso evidente dalla
fine dei mesi estivi.
Nel Diario minimo del coronavirus da agosto a
oggi (pubblicato nelle Note e Notizie 26-09-20, che si consiglia di leggere
a quanti non l’abbiano ancora letto) si notava: “Ad agosto in Italia, in pochi giorni,
si è passati da un ordine di grandezza di oltre quattrocento nuovi contagiati a
seicento, poi a ottocento, e il 27 agosto l’Istituto Superiore di Sanità ha
registrato 1411 nuovi casi, con 5 decessi, e rilevato 490 nuovi focolai di
infezione da SARS-CoV2, prevalentemente causati da virus portati dall’estero.
Il 28 agosto i nuovi casi sono stati 1462 e i deceduti 9…”. Il 2 di ottobre scrivevamo: “Si pensi
che il 29 giugno, sommando i positivi
rilevati in tutte le 20 regioni d’Italia, si raggiungeva quota 126, mentre dopo
la follia dei tre mesi estivi la quota è 1851: la sola Campania il 29 settembre
aveva il doppio dei nuovi positivi quotidiani dell’Italia intera a fine giugno,
e ora, venerdì 2 ottobre, va oltre il triplo con 392. Nello stesso giorno, 2500
nuovi casi in Italia con 23 morti sono una prevedibile conseguenza”.
Nel nostro articolo Perché in Italia le nuove conoscenze su SARS-CoV-2
sono ignorate?[2] abbiamo affrontato nel dettaglio i
problemi delle misure preventive, proponendo il confronto fra Taiwan, dove vi
era l’obbligo di mascherine a filtraggio virale all’aperto e si sono
avuti solo 7 morti da coronavirus su 24 milioni di abitanti, e lo Stato di New
York dove non vi era l’obbligo nemmeno della mascherina chirurgica e si sono
avuti 24000 morti su 20 milioni di abitanti. Il lavoro recensito in quell’articolo
completa e integra i dati sulla trasmissione aerea del virus attraverso goccioline
microscopiche emesse con la parola e persistenti nell’aria per ore dopo l’emissione,
dati che erano stati compiutamente esposti in Trasmissibilità aerea e
persistenza del nuovo coronavirus sulle superfici[3].
La Cina ha superato l’emergenza molto tempo fa,
adottando rigorosi criteri medici, che includevano il reale isolamento dei
positivi al test del tampone, e non, come si è fatto da noi, l’invio “fiduciario”
a casa propria, per giunta non controllato. Soprattutto, le zone rosse – dove
realmente non circolava nessuno se non protetto da capo a piedi con mascherina
a filtraggio virale (KN95), face-shield e altri
accessori protettivi monouso, venivano riaperte solo col 100% di sani e guariti;
e dopo si provvedeva al test sierologico di massa. Hanno creato un’anagrafe
sierologica, che è poi risultata molto utile per orientare i piani di
intervento, quando sono riapparsi i primi casi nelle città ormai senza più
affetti sintomatici.
In marzo, i nostri media trasmettevano quasi ogni
giorno un video girato a Wuhan, la città capoluogo della provincia di Hubei nelle Cina centrale, dove ha avuto inizio la pandemia.
La clip mostrava degli uomini protetti da capo a piedi, con tute e accessori in
grado di impedire ogni contatto con SARS-CoV-2 e superfici o materiali
contaminati; così abbigliati prendevano con la forza una persona in casa
propria per portarla in un reparto di malattie infettive contagiose, in reale isolamento
fino a negatività di due tamponi consecutivi. Queste riprese erano seguite da quelle
della sanificazione delle vie della città deserta, con grandi mezzi che
gettavano a spruzzo detergenti contenenti sostanze ad effetto virucida. Quelle
immagini dovevano suggerire un paragone vincente per le autorità di casa nostra.
Ma tutto il resto non è stato documentato, e della Cina libera dal coronavirus
non si parla.
Non si parla dell’istruzione di massa dei
cittadini sulle caratteristiche biologiche ed epidemiologiche di SARS-CoV-2,
della loro responsabilizzazione nell’attuare condotte finalizzate ad evitare l’incontro
con il virus; del sostegno economico alle categorie penalizzate dal lock-down,
del sostegno materiale degli amministratori ai medici e a tutto il personale
sanitario nell’opera di prevenzione della diffusione e di intervento sanitario.
Non ci piace il loro regime dittatoriale e non gradiamo alcuni loro costumi poco
civili, ma in questo caso il loro rigore razionale e morale, nel rispetto della
salute del prossimo, è stato incomparabilmente maggiore del nostro.
La democrazia prevede che si consenta l’espressione
di tutte le opinioni politiche, non che si trasformino i fatti in opinioni
e che un’opinione tendente all’assurdo o francamente delirante, come dire che
la pandemia è un’invenzione dei poteri occulti, si lasci liberamente circolare
nei media, facendo proseliti fra gli ignoranti e le persone mentalmente
vulnerabili, che a loro volta la trasmettono impunemente, come è accaduto nei
giorni scorsi in molte città d’Italia. Non occorre essere grandi esperti di
psicologia sociale per comprendere che il valore di realtà e necessità
delle norme preventive si indebolisce nella considerazione collettiva con la
diffusione di tali idee, accanto al finto fatalismo rassegnato di persone
intolleranti delle regole e intimamente convinte che non saranno mai colpite
dal virus. Nell’informazione di massa, le rivolte di piazza contro le misure di
prevenzione con atti distruttivi e incendiari di facinorosi legati a gruppi delinquenziali
o alla criminalità organizzata, non sono state sufficientemente condannate e distinte,
mediante comunicazioni istituzionali o commenti critici di giornalisti
autorevoli, dalle sacrosante manifestazioni di richiesta di risarcimenti e
rimborsi da parte di coloro che hanno perso il lavoro o lo stanno perdendo.
Il 17 ottobre nella “Notula” dal titolo Coronavirus:
si chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati? No, si aspetta ancora un po’,
abbiamo osservato quanto si riporta qui di seguito perché, a quasi un mese di distanza,
sembra sia ancora ignorato, e si spera che anche chi si collega al nostro sito
dalla Camera dei Deputati ne tenga conto:
“In questi giorni a Qingdao, megalopoli di 11
milioni di abitanti, sono stati scoperti 12 positivi a SARS-CoV-2:
immediatamente è partito l’ordine dal ministero della sanità di Pechino di
eseguire il tampone a tutti. In qualche ora è stato messo a punto il piano per
l’esecuzione di 9 milioni di tamponi molecolari in 5 giorni (!): ebbene, giovedì
mattina ne erano già stati eseguiti più di 7 milioni e mezzo e, mentre
scriviamo (venerdì 16 ottobre), a ritmo vertiginoso si sta giungendo all’esecuzione
dell’ultimo mezzo milione. Dall’analisi dei primi quattro milioni di campioni, il
numero dei positivi è zero. L’agenzia ANSA, dalla quale abbiamo tratto queste
informazioni dopo aver ricevuto notizie da una collega cinese, fa sapere anche
che sono stati impiegati 10.000 medici e oltre 20.000 volontari.
I media di grande ascolto non trasmettono questa notizia,
ma potete giurarci che, quando saranno distribuite milioni di dosi di vaccino
in Cina, la notizia sarà rilanciata con molto risalto in Europa, così che l’ascoltatore
medio assocerà l’indennità cinese al vaccino e non all’attuazione di una prevenzione
che potevamo e dovevamo porre in essere anche qui.
Ragionando secondo criteri medici di prevenzione,
vista la ripresa dei contagi in estate per la follia di abbandonare ogni misura
preventiva efficace, e considerato che si conosceva la provenienza da altri
paesi della maggior parte dei nuovi contagi, sarebbe stato opportuno già nel
mese di agosto chiudere al turismo estero, ripristinare l’uso obbligatorio
della mascherina a filtraggio virale all’aperto, oltre che in luoghi
chiusi, e sospendere tutte le attività di gruppo o di massa (v. Note e
Notizie 26-09-20 Diario del coronavirus da agosto a oggi). Non si sarebbe
arrivati a questo punto.
Non si è fatto nulla. A noi hanno detto: non lo
fanno Francia, Spagna e Inghilterra, perché dovremmo farlo noi? Noi
rispondiamo: abbiamo visto a quali numeri sono giunte queste nazioni un mese
prima di noi e dobbiamo considerarle un modello?”
Non si tratta, infatti, di seguire stili ideologici
o di politica economica, ma di affrontare un problema sanitario, che può essere
di vita o di morte, adoperando buon senso, efficienza e coraggio. Proprio il
coraggio è mancato: per non fermare (e non rimborsare) delle attività
commerciali per qualche settimana a fine estate, le si è rovinate in modo molto
più grave e qualche volta irreparabilmente, perché l’attività è cessata.
Giovedì 12 novembre: 37.978 nuovi positivi e 636
morti in 24 ore.
È evidente che la scelta di non prendere provvedimenti
generali sul piano nazionale – nonostante gli appelli al lock down della
Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici (l’Ordine dei Medici di Firenze il
9 novembre) – emettendo, però, decreti che vincolano gli amministratori locali,
richiedono interpretazioni rispetto ai casi concreti e rallentano ancora
decisioni che andavano prese a fine estate, è un errore che complica
inutilmente la vita senza sortire alcun effetto positivo apprezzabile. Al ritmo
di oltre seicento morti al giorno, l’unica eliminazione sicura di virus dalla
circolazione avviene attraverso i decessi, ma grava sulla coscienza di coloro
che, essendo consapevoli e responsabili, non hanno fatto nulla per impedire che
il virus arrivasse a queste persone.
Fa notizia il bar diviso fra la provincia di
Lucca e quella di Modena, con il confine che passa all’interno, dividendo il
bancone nel mezzo: la parte toscana deve essere chiusa, mentre quella emiliana
può rimanere aperta. I proprietari hanno fatto notare che uno potrebbe prendere
un caffè, dalla parte dell’Emilia Romagna, ma non pagarlo, perché la cassa è
nella parte della Toscana che deve restar chiusa. Anche se questo è un buffo
caso estremo, può essere impiegato come una scossa per destare dall’immersione
cieca nel groviglio di criteri legali, ormai slegati dal buon senso applicato alla
semplice crudezza dei dati di realtà.
I criteri politici che alterano una semplice e
diretta interpretazione dei dati epidemiologici sono all’origine dell’apparente
“mistero” sul colore di molte regioni. Alcune decisioni appaiono
incomprensibili al cittadino, perché scorrettamente si dichiara che i colori (giallo,
arancio e rosso) esprimono il grado di rischio, ma i cittadini vedono gialle
regioni che continuano ad essere ai primi posti per contagi giornalieri e, come
ha dichiarato Ricciardi del Comitato Tecnico-Scientifico a proposito della
Campania, hanno una sanità al collasso. [BM&L-Italia News, novembre].
Comunicato della Società Nazionale
di Neuroscienze BM&L-Italia. Questa settimana si è
scelto di rinunciare alle comunicazioni neuroscientifiche di aggiornamento per
dare maggiore risalto alle considerazioni-appello sulle misure per il
contenimento della dilagante seconda ondata di COVID-19 nel nostro Paese.
Notule
BM&L-14
novembre 2020
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La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International
Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze,
Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come
organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] Non è compito di neuroscienziati
che si occupano di un problema virologico per il suo impatto su mente e
cervello, entrare nel merito di questioni di comunicazione legate alla
politica, ma non possiamo ignorare che proprio in questo periodo grandi reti
televisive nazionali hanno commissionato servizi che criminalizzano i cinesi
che “ci stanno comprando pezzo per pezzo”, per indurre avversione e distogliere
l’attenzione del grande pubblico dalla virtuosa gestione dell’epidemia in Cina,
con mezzi semplici e rigorosi che i governanti europei non vogliono adottare.
[2] Note e Notizie 30-05-20 Perché
in Italia le nuove conoscenze su SARS-CoV-2 sono ignorate? L’articolo
affronta specificamente la questione in rapporto al nostro Paese, ma il
problema riguarda i responsabili politici della gestione sanitaria della
maggior parte dei paesi del mondo, in molti casi con errori e responsabilità
ben più gravi di quelle che si possono rilevare in Italia.
[3] Note e Notizie 11-04-20 Trasmissibilità
aerea e persistenza del nuovo coronavirus sulle superfici. Si vedano anche Note
e Notizie 25-04-20 Aggiornamenti sulla protezione da SARS-CoV-2, Note e
Notizie 09-05-20 cosa abbiamo imparato da questa pandemia, ma anche tutta
la raccolta nella sezione “In Corso”.